Il bonus psicologo è un contributo offerto dall’INPS per andare incontro alle ripercussioni psicologiche dovute alla pandemia Covid-19.
Sono frequenti infatti stati di stress, ansia, depressione, condizioni di debolezza socio-economica
Trovate qui le indicazioni di cosa è e di come chiedere il bonus psicologo:




Ci si trova a disagio nel proprio contesto di vita, non si trova il migliore adattamento, si vorrebbe conoscere le reali motivazioni delle proprie azioni.
COSA SIGNIFICA DISAGIO
Stare male, o a disagio, non vuole dire essere malati o rientrare nelle categoria dei pazzi. Può capitare a tutti infatti di attraversare periodi di vita in cui mettiamo o ci vengono messi in dubbio le nostre certezze, punti di riferimento. Si fatica a comprendere quali possono essere i propri reali pensieri, emozioni-sensazioni o reali motivazioni.
E’ possibile riscontrare difficoltà ad accettare gli aspetti della propria personalità, che giudichiamo “anomali”, magari solo perché non coincidono con ciò che vorremmo per noi, o con ciò che avvertiamo che gli altri si aspettano da noi: percepiamo una distanza fra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere, con conseguente sensazione di inadeguatezza che spesso è alla base del disagio o della sofferenza
A volte è possibile imbattersi in momenti in cui avvertiamo una “dissonanza” tra nostro modo di sentire e la realtà della vita di tutti i giorni.
Nella nostra società le emozioni in generale vengono scoraggiate, dal momento che ”essere emotivo è diventato sinonimo di instabile e squilibrato” (Erich Fromm). Ogni nostra azione invece è strettamente legata alla sfera emotiva ed affettiva, tanto che non è possibile pensare e vivere senza emozioni.
Tutti noi cerchiamo continuamente di comprendere qual è il nostro pensiero, in relazione a quello degli altri o a quello del mondo e questa comprensione guida le nostre azioni del momento e ci porta a programmare il futuro sia a breve che a lungo termine.
COMPRENSIONE DI SE’
La metafora dell’uomo scienziato (Kelly), ogni individuo ha la propria visione del mondo (teoria personale), si crea le proprie aspettative su ciò che accadrà (ipotesi) e il comportamento che ne consegue è un continuo esperimento e messa alla prova di queste aspettative.
Il disagio psicologico può derivare quindi dalla mancata o difficile comprensione di ciò che accade in noi o intorno a noi e dalla non realizzazione delle nostra aspettative.
“Io penso che questa concezione dell’uomo, espressa dal
paradigma dell’uomo scienziato, e viceversa, significhi che la
spiegazione ultima del comportamento umano risiede
nell’esame delle imprese dell’uomo, nelle domande che si
pone, nelle linee d’indagine a cui dà origine e nelle strategie
che adotta, anziché nell’analisi della configurazione logica e
nell’impatto degli eventi con i quali si scontra” (Kelly, 1969)
E’ normale nella nostra vita affrontare momenti di difficile gestione, durante i quali non si riesce a trovare facilmente una via di uscita. Può essere utile vedere questi momenti come una finestra sul nostro mondo interiore, che ci richiede attenzione e ascolto al fine di poter cambiare per gestire al meglio la difficoltà.
Si può uscire dalle difficoltà da soli?
E’ frequente pensare che in questi casi ci si possa aiutare da soli, che ci conosciamo già e che nessuno può conoscerci o capirci meglio di quanto facciamo già noi stessi. Si fa appello a strumenti di self-help, raccogliendo informazioni da internet, dai blog, da libri o anche solo parlando con gli amici.
Questi strumenti tuttavia non sono sempre risolutivi e spesso ci sembra addirittura di andare incontro ad un corto-circuito, di non trovare le risorse o le risposte ai dubbi che ci poniamo.
Si rischia che aumenti il senso di frustrazione per le difficoltà a trovare soluzioni: si può facilmente cadere nella rassegnazione e pensare che il cambiamento non è possibile o non è necessario.
Rivolgersi ad uno psicologo
Un professionista, con le sue competenze, esperienza e metodologia, ci può accompagnare a trovare le risorse per comprenderci meglio e fronteggiare le difficoltà.
Rivolgersi ad uno psicologo non significa arrendersi, non è segno di debolezza e non vuol dire essere pazzi. E’ anzi un momento che ci concediamo per dare ascolto al nostro bisogno di affrontare il disagio, per riconoscerlo come tale, accettarlo, conoscerlo in tutte le sue sfaccettature e superarlo.
E’ una forma di responsabilità verso sé stessi, il primo passo nell’accettazione e riconoscimento di ciò che viviamo come limite. Si può ritrovare il desiderio di affrontarlo e la forza di parlarne per superarlo o per conviverci al meglio.
Invito a leggere questo articolo per approfondire i criteri nella scelta di uno psicologo.
Le difficoltà emotive che ci accompagnano possono influenzare e condizionare la qualità della nostra vita, dei rapporti sociali, amicali ed affettivi.
Spesso se non affrontate, queste determinano una limitazione del nostro potenziale, che non riusciamo ad esprimere completamente.
Trovare i nostri punti di riferimento
Può essere quindi il momento di rivolgersi ad uno psicologo, che può aiutare a ritrovare i propri punti di riferimento.
Lo stereotipo comune indica che andare dallo psicologo vuol dire essere malati o avere “qualche rotella fuori posto“. Riconoscere invece che non si hanno le risorse o le energie per affrontare da soli le difficoltà è segno di coraggio e senso di responsabilità verso se stessi.
“Non possiamo risolvere un problema con la stessa mente che lo ha generato” (A. Einstein).
Il ruolo dello psicologo e un nuovo punto di vista
Siamo soliti vedere la realtà solo sotto un determinato punto di vista, quando si rende talvolta necessario vederla anche sotto altre prospettive, che sono alla nostra portata, ma che non riusciamo a individuare. Per esempio possiamo vedere un foglio bianco, che sembra non sia degno di attenzione, ma è sufficiente girarlo o guardarlo da una posizione e/o prospettiva diversa per accorgersi che è scritto, oppure disegnato, oppure colorato. Può quindi darci qualche informazione, farci capire qualcosa che non è immediatamente visibile: è sufficiente guardarlo come non siamo soliti vederlo o come non sappiamo di poterlo vedere.
Ci si può accorgere che la realtà assume anche aspetti differenti magari anche più facili da fronteggiare, che non riuscivamo o che ci sembrava meglio non focalizzare.
In questo senso lo psicologo può solo assumere il ruolo di facilitatore di cambiamento, che sarà la persona stessa ad attuare con le proprie modalità, i propri tempi e capacità.
Proprio in questo momento di pandemia Covid-19 molte persone vivono disagio dovuto alla solitudine, alla paura di ammalarsi e all’incertezza economica.
Spesso se non affrontate, queste determinano una limitazione del nostro potenziale, che non riusciamo ad esprimere completamente.
“Non possiamo risolvere un problema con la stessa mente che lo ha generato” (A. Einstein).
La psicoterapia è un percorso rivolto al miglior ritrovamento del benessere psicologico, che è da intendersi come l’equilibrio fra emozioni e gli aspetti cognitivi.
Benessere psicologico
L’assenza di benessere è da intendersi come uno “sbilanciamento” fra le due parti, per il quale non si è in grado di fare riferimento alle proprie risorse. Può essere quando si sentono forti emozioni, senza comprenderne la causa e come è possibile farle diminuire d’intensità.
E’ possibile parlare per esempio della rabbia o della paura, che il più delle volte si manifestano in modo disturbante, senza riuscire a spiegarle.
La psicoterapia si pone quindi di comprendere quale parte è in eccesso e quale è carente. Si accompagna la persona a comprendere questo disequilibrio, e a trovare le risorse che aiutano a compensare il disagio.
Si cerca di individuare la parte emotiva disturbante e di compensarla attraverso la ricerca di una spiegazione di ciò che accade nella vita di tutti i giorni.
Questo è possibile sostenendo la persona lungo un percorso che la porterà a ripensare alla propria storia di vita, ai rapporti con le proprie figure di riferimento e alle difficoltà vissute.
Di seguito un approfondimento per comprendere in cosa consiste il mio orientamento di psicoterapia cognitiva
E’ necessario riconoscere il bisogno di chiedere aiuto con la disponibilità di mettersi in discussione, assumendosi la responsabilità di orientare consapevolmente la crescita personale. Ci si offre l’opportunità di incontrare i propri limiti e di riconoscerli. E’ possibile quindi individuare le risorse necessarie ad affrontare le situazioni che creano difficoltà e rendono faticosa l’espressione di ciò che possiamo e vogliamo essere.
Affidarsi ad uno psicoterapeuta non vuol dire ammettere la sconfitta delegando all’altro il compito di risolvere il problema.
Obiettivo della psicoterapia
La psicoterapia giunge ad un buon esito, non quando si giunge alla “guarigione” (non si cura alcuna malattia), ma quando la persona ritrova i mezzi, strumenti e risorse personali che gli consentono di affrontare le difficoltà nel momento in cui si presentano. Ciò consente di ritrovare un proprio equilibrio e di fare pace con sé stessi.
L’aspetto delle cose varia secondo le emozioni; e così noi vediamo magia e bellezza in loro, ma, in realtà, magia e bellezza sono in noi (Kahlil Gibran).
L’ orientamento di psicoterapia cognitiva costruttivista punta l’attenzione su ciò che le persone pensano e quindi sul meccanismo che porta ad attribuire significato a specifici stimoli o situazioni, che possono essere vissuti come problematici. Il processo terapeutico è rivolto quindi a prendere in esame il comportamento, i processi cognitivi ed emotivi che ne sono alla base.
Interpretazione della realtà
Il presupposto di partenza è che non è possibile conoscere la realtà in modo obiettivo, adottando uno sguardo oggettivo. Interpretiamo la realtà che ci circonda in base alle nostre emozioni, al nostro particolare modo di interpretare e di pensare, al nostro passato e quindi alle nostre esperienze.
Ciascuno di noi ha un proprio modo di attribuire significato agli eventi che avvengono nella vita di tutti i giorni, a ciò che ci circonda: per esempio ogni sguardo che ci viene rivolto viene interpretato in modo positivo, con piacere, o in modo negativo, con sospetto o con timore, o in modo neutro, con conseguenze differenti da persona a persona.
Cosa fa il terapeuta
Il terapeuta non possiede una visione del mondo migliore, più adeguata da suggerire rispetto a ciò che porta la persona, che ha un proprio modo di vedere secondo il suo punto di vista . Ci si può proporre quindi non di cambiare o correggere questo sguardo, ma di comprendere la motivazione del modo di rapportarsi all’esperienza e la motivazione di questo sguardo.
Ciò che è giusto o sbagliato deriva da valutazioni personali e quindi non è possibile esprimere alcun giudizio di valore.
Ogni modo di vedere o interpretare è buono nella misura in cui ci consente di raggiungere obbiettivi e risultati, fra cui il più importante è il nostro stato di serenità e di benessere psicofisico.
Il disagio è il mezzo tramite cui la persona mantiene il migliore equilibrio seppure con un alto dispendio di energie e risorse. Non è qualcosa da eliminare, ma da comprendere .
E’ possibile arrivare a capire perché ha assunto questa funzione, cercando di cogliere il senso del proprio malessere, con l’obiettivo di costruire modi d’essere alternativi, meno dispendiosi. Nel percorso di terapia è il paziente stesso che arriva a sentire che altri modi d’essere sono per lui più funzionali.
Significato del disagio
Il disagio può essere interpretato comunque come un campanello d’allarme, come un segnale che ci allerta, che ci viene in aiuto per indicarci che c’è qualcosa che potrebbe trovare un migliore equilibrio.
Per esempio pensando alle fobie, non è possibile eliminare i comportamenti di evitamento dello stimolo fobico, che consentono di vivere al meglio, nonostante la restrizione delle libertà di scelta e di movimento.
Come usare il disagio
Il disagio assume il ruolo di una porta d’entrata dentro di noi per poter capirne il significato e la motivazione.
E’ possibile dare una prima risposta sbrigativa a questa domanda dicendo che l’onorario è di 60 € a seduta, ma sono solito a fornire una risposta più articolata durante il primo colloquio che è gratuito.
Primo colloquio
Il primo incontro è un momento di conoscenza reciproca che serve alla persona per esprimere la motivazione che l’ha portata a intraprendere eventualmente un percorso di psicoterapia e di conoscenza di sé stessa…. ma è soprattutto un momento in cui lo psicologo si fa conoscere, presenta il proprio orientamento di psicoterapia, valuta se si ritiene in grado di accompagnare la persona ad affrontare il proprio problema.
E’ la prima occasione da cui può nascere un abbozzo di senso di fiducia verso la terapia e più nel dettaglio verso la figura del terapeuta; è possibile valutare quali sono le nostre effettive motivazioni ad intraprendere una psicoterapia, dovendo sostenere i costi che non sono solo di tipo economico, ma sono anche di tempo e di emotività.
Obbiettivo della psicoterapia
Si propone infatti una maggiore comprensione di sé e come tale è necessario acquisire nel tempo una nuova capacità di osservarsi, di capirsi e di uscire dagli automatismi che si mettono in atto senza saperne il perché e senza magari neanche volerlo.
Non è possibile stabilire a priori i tempi necessari per portare avanti e concludere questo processo, che talvolta potrebbe anche essere faticoso emotivamente, dal momento che possono emergere pensieri, ricordi o consapevolezze, che fino ad un certo punto della nostra vita ci è sembrato meglio non guardare o ricordare.
Durata della psicoterapia
La psicoterapia non ha una durata prestabilita, ma dipende dai tempi del paziente, che non viene forzato, ma che è rispettato nel suo modo di agire e nelle sue tempistiche. Il terapeuta è colui che può accompagnare a individuare altre direzioni, che solo il paziente può eventualmente provare ad intraprendere se vuole, come e quando vuole.
In genere, quando si arriva a porsi questa domanda, si sente il bisogno di farsi aiutare da un professionista. C’è invece chi è ancora in uno stadio di dubbio, chiedendosi perché andare da uno psicologo.
La scelta dello psicologo
Spesso le persone non sanno quali sono i criteri che portano a scegliere il giusto psicologo per le proprie difficoltà.
Ritengo che non esista lo psicologo giusto o sbagliato, ma lo psicologo con il quale si instaura un buon rapporto terapeuta-paziente, basato innanzitutto sul senso di sicurezza, sulla fiducia, sull’empatia e sul rispetto.
Il primo colloquio è importante perchè può essere una prima valutazione di massima di questi elementi, ed è per questo che può essere un primo colloquio di conoscenza gratuito.
La psicoterapia è un percorso durante il quali è il paziente a stabilire quando, come e se toccare determinati argomenti.
Modus operandi dello psicologo
E’ importante quindi che lo psicologo, con grande delicatezza, rispetti i tempi e il modo d’essere del paziente. Fattori fondamentali sono l’ascolto del paziente e lo “stare sul paziente”, mettendolo al centro dell’attenzione, senza forzarlo, ed astenendosi da qualsiasi giudizio (già tutto il giorno possiamo sentirci sotto osservazione e giudizio da parte degli altri e non abbiamo bisogno di temere un’ennesima valutazione).
Si presta attenzione quindi a come la persona si racconta, cosa dice di sé, con quale atteggiamento lo fa.
Si ascolta sia il linguaggio verbale, che il linguaggio non verbale, costituito da espressioni facciali, tono della voce, atteggiamento posturale, velocità dell’eloquio, facilità/difficoltà ad affrontare determinati argomenti.
Svolgimento della psicoterapia
L’obiettivo della psicoterapia consiste nell’accompagnare la persona a saper riconoscere il proprio disagio, e comprendere come funziona per poterlo gestire; non si tratta di eliminare il sintomo, ma di comprenderne il significato.
Il paziente è l’unico esperto di sé stesso, nel senso che è lui che possiede già conoscenza di sé, che comunque non riesce a vedere: con la psicoterapia può acquisire la capacità di ascoltarsi e raccontarsi, ricostruendo la propria storia.
Il terapeuta non dà consigli, dal momento che riceviamo già numerosi consigli da coloro che abbiamo intorno (amici, colleghi, televisione, famigliari…), ma aiuta la persona a comprendere quale può essere la strada migliore per lui.
Ritornando alla domanda iniziale, non esiste il terapeuta perfetto, che possiede qualità che lo rendono migliore degli altri, ma è fondamentale individuare la relazione terapeutica nella quale trovare il senso di sicurezza di cui abbiamo bisogno per intraprendere un delicato percorso di conoscenza personale.
Il primo colloquio è importante perchè può essere una prima valutazione di massima di questi elementi, ed è per questo che può essere un primo colloquio di conoscenza gratuito.